La destra smarrita
A Venezia, in vista delle elezioni comunali del prossimo maggio, i giornali parlano solo del Pd. Delle primarie del Pd. Dei candidati del Pd. Che poi, a dire il vero, ci sarebbe il resto del centrosinistra, ma, al momento, tutto quel resto fa da comprimario. Quindi è un gran parlare del non tesserato Nicola Pellicani che ha l'appoggio di tre quarti del Pd e dell'apparato del Pd, del senatore Felice Casson che se perde le primarie rimedia una figuraccia e rischia pure la carriera a Palazzo Madama, di Jacopo Molina che tutti pensano che si ritiri, tanto dove vuoi che vada, e invece, indomito, esiste e resiste. Vabbè. Ma la destra? Il centrodestra? Possibile che a Venezia dal 1993 ad oggi l'opposizione abbia lavorato solo per restare tale?
Certo, Venezia è una brutta bestia. Nel 1994, quando Silvio Berlusconi trionfò, pure in laguna Forza Italia si attestò primo partito col 25,6% seguito dal Pds che era al 21,4%. Sei anni dopo, Comunali del 2000, a Venezia Forza Italia era ancora il primo partito col 25,3%, ma Ca' Farsetti se la prese tranquillamente il centrosinistra con Paolo Costa mettendo ko Renato Brunetta: almeno il futuro capogruppo degli azzurri alla Camera fu battuto al ballottaggio. Dieci anni dopo, 2010, Renato Brunetta perse al primo turno, 42,6% contro il 51,1% di Giorgio Orsoni. Destinata a perdere sempre, la destra veneziana?
Non ci fosse stata la Retata Storica, forse oggi saremmo qui a parlare delle tirate di giacchetta a Renato Chisso, di quanto sarebbe stata giocabile una partita con quella macchina da voti che era l'assessore regionale ai Trasporti, anche se l'interessato probabilmente avrebbe preferito continuare l'attività in Regione. Si sa com'è andata: 4 giugno 2014, fine della carriera per tanti politici da Palazzo Balbi in giù.
E così oggi Venezia si ritrova a parlare solo di candidati sindaci del Pd o appoggiati dal Pd, pur sapendo che esponenti dello stesso Pd (l'ex consigliere regionale Giampiero Marchese) o appoggiati dal Pd (l'allora sindaco Giorgio Orsoni) sono stati tra i protagonisti, loro malgrado, della Retata Storica. E il resto degli azzurri? E quelli del Ncd? E i leghisti? Divisi, frammentati, smarriti. Ad oggi risultano una candidatura a sindaco di Mattia Malgara che Forza Italia ignora, un vorrei-ma-non-mi-vogliono dell'ex presidente nonché ex leghista della Provincia Francesca Zaccariotto (forse una dei pochi che potrebbero davvero giocarsela), i tanti punti interrogativi su cosa farà l'imprenditore Luigi Brugnaro, l'ennesima autocandidatura di quel vulcano che è Renato Boraso. Ma, appunto, siamo al gioco della sfera di cristallo. Su una cosa hanno ragione gli elettori veneziani del centrodestra: i loro rappresentanti, finite le tante campagne elettorali dal 1994 ad oggi, hanno fatto vacanza. Forse non ci hanno mai creduto, magari erano altrove affaccendati, ma al di là di candidature estemporanee durate da Natale a Santo Stefano (quant'è durata la presenza veneziana di Brunetta dopo la sconfitta del 2010?), il dato di fatto è che né Forza Italia né An né il Pdl né la ritrovata Forza Italia né tutti gli altri, hanno mai investito su Venezia. E magari gli va pure bene così.